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P R E D A Z Z O
storia e foto d'epoca

Questa pagina è dedicata a Predazzo contiene appunti di storia sullo sviluppo e la vita di Predazzo dal 1500 a metà del secolo scorso. La pagina è inoltre collegata ad un album fotografico che contiene paesaggi, scorci e altre immagini d'epoca del paese e della sua gente.

La storia, scritta dal maestro Francesco Gabrielli (dell'Everardo), è divisa in tre parti, più una dedicata alle chiese di Predazzo. Le tre parti che riguardano lo sviluppo del paese prendono spunto dai quadri esposti in municipio, rispettivamente datati 1500, 1860 e 1930, tralasciando l'ultimo quadro rappresentante il 2000 in quanto recente.

Le fotografie dell'archivio storico della famiglia Polo, sono in prevalenza scattate da Sansone Partel e dal nipote Mario Polo fra il 1872 e il 1960, inserite in un album web diviso in tre parti: paesaggi, scorci e vita di paese. Si può accedere all'album dalla sua presentazione qui sotto, oppure dal fondo di questa pagina, sotto la storia, dove è possibile aprire anche le tre parti separatamente e conoscere il funzionamento interattivo dell'album.


PREDAZZO nel 1500



Nel quadro si nota la confluenza del torrente Travignolo che scende da est e confluisce nel torrente Avisio proveniente, (da nord), dalla valle di Fassa e prosegue il suo corso in vai di Fiemme, poi in val di Cembra ed infine nell'Adige. Questi due torrenti non avevano argini, tanto che nel fondovalle, (in primo piano nell'immagine), si era formata prima del 1500 una specie di ischia, cioè un terreno fangoso e paludoso a causa delle brentane, (alluvioni), frequenti in autunno. Agli inizi del secondo millennio, qualche pastore di Tesero portava le sue pecore a pascolare sul "pratum magnum quod dicitus Pradassis", (attuale Predazzo), e più tardi i primi abitanti costruirono le prime capanne formando dei nuclei familiari lungo le pendici del monte Mulat, fra i due torrenti, in luoghi elevati per difendersi dalle acque impetuose.

Nel 1318 la Villa di Predazzo divenne "REGOLA" indipendente da Tesero, cioè autonoma, facente parte della Comunità di Fiemme. Il 13 ottobre 1447 il Vescovo Giorgio Hack rilasciò ai coloni di Predazzo l'investitura del monte Vardabio, (attuale monte Feudo, a nord di Predazzo), Si formò così la REGOLA FEUDALE, (tuttora esistente), del tutto separata amministrativamente ed economicamente dalla Regola (poi Comune). Verso il 1500 quest'ultima contava circa 300 anime, (abitanti), e fu costruita una nuova canonica che ospitava il Curato, il quale dipendeva dal Pievano di Cavalese.

Al posto della vecchia cappella di S.Giacomo, (eretta nel 1233), nel 1411 sorse una nuova chiesa. Gli abitanti si dedicavano all'agricoltura strappando il terreno alle furie dell'acqua e contemporaneamente cercandola attraverso le varie sorgenti che formavano i rivi. Verso il 1500 si cominciò a sfruttare commercialmente il legname esportandolo fuori valle, convogliando i tronchi mediante la fluitazione sui due torrenti. Uno dei primi pionieri in tale attività proveniva da Bormio e si chiamava Bartolomeo Calderoni, la cui famiglia si stabilì a Predazzo verso la metà del 16° secolo, costruendo la casa detta "del Croce", situata in Piazza Piccola o Calderoni, (ora ristrutturata da ITEA). Nel 1607 la famiglia ottenne il titolo nobiliare con il permesso dell'Arciduca Massimiliano d'Asburgo di fregiarsi dello stemma inquartato da due caldere e due cavalli rampanti. In quel periodo si sviluppò l'artigianato e iniziò l'attività mineraria con estrazione di rame, in località Bedovina e di ferro sul monte Viezzena dove c'era la miniera di Santa Maria. Nel 1552 finì la costruzione della chiesetta di S.Nicolò, eretta in un posto infelice perchè facilmente minacciato dalle alluvioni, più tardi si decise quindi di ampliarla con un sacello, (tuttora esistente), dedicato a S.Giovanni Nepomuceno, noto come protettore nei pericoli delle innondazioni. Per questo motivo solo nel 1797 si cominciò a trasportare il cimitero intorno alla chiesa, cioè dopo la costruzione delle prime arginature dei torrenti, ancor i deboli, ma che rendevano meno pericolosa la zona.

Testo curato da: maestro Francesco Gabrielli (dell'Everardo) - (2001)


PREDAZZO nel 1860



Da un prospetto del 1849 risulta che la popolazione registrata per ordine dell'Imperial -Regio Giudizio- Predazzo era composta da 2520 persone divise in 505 famiglie dimoranti in 362 case, ciascuna segnata con un numero civico da 1 a 362, le vie non avevano ancora denominazione.

In quel periodo la Mangnifica Comunità di Fiemme cominciò a pensare al collegamento con la val d'Adige mediante una strada che permettesse l'incrocio di due carri. Tale realizzazione si completò nel 1860 con la Doladizza – Ora, attraverso le "Valàce", senza gallerie, un vero gioiello di ingegneria stradale per quei tempi. Lo scopo era quello di giungere direttamente alla stazione ferroviaria di Ora per lo scarico e carico delle merci. Infatti l'innaugurazione della strada ferrata Verona - Bolzano ebbe luogo nel 1859. Per quanto riguarda il tratto Predazzo - Ziano, la nuova strada tagliava la campagna con una diretta lunga poco meno di un chilometro e costruita ex novo nell'anno 1850.

Nell'immagine si osserva in primo piano la diretta col ponte sul torrente Travignolo, mentre sulla sinistra si vede il "Pontazzo", (ora ponte delle Coste sull'Avisio), con la strada vecchia che si sopraeleva, (quindi non costeggiava il torrente), per poi raggiungere Zanon, sopra Ziano.
La strada commerciale attraversava le attuali: via Garibaldi – piazza Grande - via Dante - piazza Piccola - via Mazzini - ponte della Birreria, (allora chiamato delle Rogge), proseguendo poi verso Moena senza salire in località Fol.
Venne costruita in seguito la strada del passo di Rolle, attraverso Bellamonte e Paneveggio, per raggiungere la valle di Primiero. Tale opera viaria fu effettuata a più riprese fra il 1869 ed il 1872.
Nel 1860 si cominciò a bonificare la campagna di Predazzo, tutta sul fondovalle e spesso invasa dalle acque, sfruttando il terreno per la coltivazione di patate, fagioli, orzo e segale.

Tutta la popolazione, (tranne qualche eccezione), era austriacante, aveva una venerazione per Sua maestà Apostolica Francesco Giuseppe, il Kaiser, e si sentiva ben protetta dai gendarmi. Tale atteggiamento era in parte dovuto al fatto che il governo austriaco aveva lasciato ai sudditi la loro lingua materna e quindi istituito scuole italiane, boeme, ungheresi, slovene, ecc.

Verso la metà del secolo XIX, a causa anche del forte sviluppo demografico, cominciò ad affiorare la miseria, con una diffusa disoccupazione. Ha così inizio l'emigrazione.
Il 3 marzo 1851 una compagnia di 46 predazzani partì a piedi per raggiungere il giorno 8 Logas, (presso Lubiana) e quindi sul vaporetto a centinaia dovettero emigrare per sopravvivere, arrivarono a Cluj (Hermannstadt) in Transilvania, regione austriaca. Il primo luglio dello stesso anno ne partirono altri 16 per la stessa mèta.
Negli anni settanta a centinaia dovettero emigrare per sopravvivere mentre si faceva più serrata la lotta per la terminazione, (confini), dei terreni e dei pascoli. Nello stesso tempo gli ovini superavano i bovini e la mortalità infantile, nonostante il lavoro di tre mammane, (levatrici), era altissima.

Il 21 agosto 1861 un fulmine colò le campane sul vecchio campanile e il 25 luglio 1866 fu messa la prima pietra per la costruzione della nuova chiesa nella quale la parrocchia si trasferì nel Natale del 1870.

Testo curato da: maestro Francesco Gabrielli (dell'Everardo) - (2001)


PREDAZZO nel 1930



Siamo nell'anno VIII dell'Era Fascista ed il Partito, dopo il successo dei Patti Lateranensi firmati l'11 febbraio 1929 con la Santa Sede, cominciò ad asservire il Clero e i fedeli per cui il Plebiscito del 24 marzo 1929 fu un trionfo per la dittatura mussoliniana. A Predazzo il 94,3% dei votanti si espresse per il SI a favore del Partito Nazionale Fascista. Per necessità famigliari molti predazzani erano provvisti di tessera del partito, distintivo e camicia nera, specialmente se essi erano dipendenti pubblici. Fin dal 1926 erano stati soppressi tutti i Consigli Comunali d'Italia e nominati dal Re i Podestà di provata fede fascista, i quali con il Segretario Comunale fascistizzato erano responsabili dell'amministrazione. Con la creazione della provincia di Bolzano vennero soppresse tutte le scuole di lingua tedesca e tutta la toponomastica locale venne stravolta, ogni paese dovette cambiare nome. Vennero allontanati tutti gli impiegati pubblici di lingua tedesca, (insegnanti compresi), e sostituiti con elementi italiani provenienti dal trentino o dalle vecchie province. Negli anni 30 a Bolzano fu creata la zona industriale di Bolzano che richiamò operai anche da Predazzo ed il resto della valle.

Il censimento del 1931 dava a Predazzo le seguenti cifre: Residenti 3196 di cui 1647 maschi e 1549 femmine nonché 49 residenti in quel momento all'estero. Disoccupati 126 maschi e 22 al servizio militare. 13 alberghi, 8 negozi alimentari, 5 macellerie, 6 autonoleggiatori, 3 benzinai, 4 fruttivendoli e 5 tabaccai.

Nel 1928 venne cambiato il percorso della vecchia strada commerciale che attraversa il paese portandola al tracciato attuale e assumendo il nome di strada statale nr. 48 delle Dolomiti. Nel 1934 si cominciò ad asfaltare la "diretta" per cui si dovettero abbattere i numerosi pioppi di quel caratteristico viale alberato che era la porta sud di Predazzo, lasciando solo i paracarri.

Sulla sinistra orografica del torrente Travignolo non esistevano case abitate, ma solo 6 baracche adibite a magazzino. L'unica casa oltre il ponte proprio accostata ad esso, trasformata nel 1922 in officina meccanica, (lo è anche oggi), era il Casino di Bersaglio, costruito nel 1884 e voluto dal governo austrico per addestrare i futuri militari alla guerra.

Nell'immagine si vede il ponte ferroviario, la strada ferrata, la stazione. Il trenino della vai di Fiemme che univa Ora a Predazzo correva per un percorso di 51 chilometri attraverso 6 gallerie, 7 viadotti, 8 ponti, (quello di Predazzo, recuperato per il tracciato della pista ciclabile, ha 33 metri di lunghezza). C'erano ben 217 passaggi a livello incustoditi. La linea ferroviaria fu costruita durante la prima guerra mondiale (1916-1917) ad opera del governo austriaco, allo scopo di trasportare sul fronte del Lagorai viveri e materiale bellico, ma quando la prima locomotiva a vapore giunse alla stazione di Predazzo l'8 gennaio 1918, i soldati italiani si erano tutti ritirati verso il Grappa ed il Piave per evitare di essere accerchiati, dopo lo sfondamento di Caporetto. La stazione all'inizio non era in paese, ma a sud, alla confluenza fra le vie Portela e Morandini.
Finita la guerra fu costruito il ponte ed il trenino il 1 febbraio 1919 giunse alla nuova stazione ancor oggi esistente in corso A. Degasperi, cominciando a trasportare passeggeri e merci, specialmente legname.
Nel gennaio del 1928 iniziarono i lavori per il cambio di scartamento fino allora ridotto, passando da 76 centimetri ad 1 metro, nonché all'elettrificazione ed il 28 ottobre 1929 venne inaugurato il servizio a trazione elettrica. Con il pantografo il locomotore (lungo m. 10,9 e di peso t. 39), impiegava due ore esatte a coprire il percorso Ora - Predazzo contro le ben 3 ore e 55 minuti della locomotiva a carbone.
Purtroppo la depressione economica e l'incremento del trasporto privato fecero calare ben presto l'interesse per la ferrovia che già alla metà degli anni 50 iniziava a dirottare alcune corse su autopullmann e il 10 gennaio del 1963 partì da Predazzo l'ultimo convoglio verso Ora.

Nell'immagine vediamo anche gli edifici che ospitano la Scuola Alpina della Guardia di Finanza situati sulla riva destra del Travignolo, costruzione iniziata nel 1913 e diventata sede della Scuola nel novembre del 1920, con l'arrivo di 400 allievi. Essa funzionò a pieno ritmo per ottant'anni portando benessere al paese ed attiva tuttora, ma a ranghi ridotti.

Dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò ad opera di pochi volontari il turismo estivo a vantaggio non solo degli albergatori, ma anche dei privatiche affittavano locali ai villeggianti italiani. Ecco allora sorgere la Società Abbellimento che già nel 1911 aveva preparato la passeggiata alle Coronelle. Nel 1923 venne costruita la passeggiata dei Rododendri lungo la sponda sinistra del Travignolo. Si preparò quindi la passeggiata sul lungo Avisio che congiunge il ponte delle Coste a quello della Birreria con piante di ippocastano e panchine. Verso il 1930 si concretizzò la passeggiata a Valena con la salita al Bosco Fontana sulle pendici del monte Mulat. In basso a sinistra, oltre il ponte delle Coste si può notare il cimitero militare che raccoglieva un centinaio di caduti austriaci. Ora al suo posto sorge la casermetta sede del nucleo sportivo della Guardia di Finanza.

Analizziamo ora questo periodo storico più dettagliatamente, partendo dal 1918, un momento caldo per Predazzo che si trovava sul fronte della prima guerra mondiale. La popolazione di Predazzo ebbe la fortuna di non dover evacuare il paese, pur trovandosi a pochi chilometri dal fronte situato sullo spartiacque della Catena del Lagorai dove ancor oggi si ritrovano facilmente numerosi reperti bellici.
Vennero sgombrate le località di paneveggio, Bellamonte, Zaluna fino al rivo di Valdeserta, il maso Miola e quello dietro la Costa. Ricordiamo che il Cauriol venne conquistato il 27 luglio 1916 e abbandonato nell'ottobre del 1917, in seguito alla disfatta di Caporetto, per evitare l'accerchiamento.
Nell'ottobre 1918 cominciarono a passare per il paese, provenienti dal Veneto, reparti di truppe slave, boeme, ungheresi, con i loro ufficiali che si rifiutavano di combattere, abbandonando il fronte e dirigendosi verso Bolzano. A fine mese la ritirata si trasformò in fuga e col novembre scomparvero i comandi militari e la gendarmeria austriaca, provocando una situazione caotica che portò la popolazione all'assalto dei magazzini e delle cucine militari. L'esercito in ritirata continuava a transitare giorno e notte scendendo dal passo Rolle. Molti soldati arrivavano sfiniti, colpiti dal bacillo influenzale, detto volgarmente "La Spagnola". In pochi giorni furono portati al cimitero militare delle Coste una cinquantina di morti che erano stati ricoverati in qualche maniera all'ospedale dell'Asilo, per provvedere all'ordine pubblico di questo delicato momento si formò un Comitato Civico, il cui compito era quello di preparare il passaggio ai nuovi governanti italiani senza ledere la società predazzana. Fatte sparire le insegne ed i cartelli austriaci, ripulito il paese dalle immondizie, la popolazione accolse le prime truppe italiane appartenenti agli Alpini della Batteria Feltre. Era il 9 novembre 1918.

Finita la guerra, cominciarono a rientrare in paese i reduci e i prigionieri, l'ultimo dei quali arrivò dalla Russia il 26 luglio 1921, era Giuseppe Bosin, nato il 29 febbraio del 1888 e morto nel 1980, figlio di Andrea "del Mèza". Nella primavera del '18 venne recuperato del materiale bellico abbandonato dagli austriaci nella zona di Moregna, Cece, Ceremana, Colbricon, Bocche e Lusia, teatro di combattimenti. In queste località vi erano baraccamenti, fortificazioni, trincee, teleferiche e purtroppo anche salme di soldati caduti, radunate nei cimiteri di Valmaggiore, Ceremana, Buse dall'Or, Paneveggio, per finire poi a guerra finita nel grande cimitero militare di Predazzo, che prima di essere smantellato, nel 1942, raggiunse la capienza di un migliaio di salme.
Alle truppe alpine successe una Compagnia di Bersaglieri guidati dal colonnello Talete Barbieri, il quale provvide all'alimentazione della popolazione facendo distribuire dalle cucine militari abbondanti razioni di riso al pomodoro, (novità per quei tempi), detto "tis tos". Ordinò che il Consiglio Comunale prenda le sue funzioni sotto la guida del Capocomune Francesco Giacomelli, (Nave D'Oro 1860-1933). Il colonnello si prese cura dell'ospedale militare, delle scuole e degli anziani. Mise a disposizione 100 lire da dividere fra i due uomini e le due donne più vecchi del paese. Predazzo in segno di gratitudine gli dedicò una via del paese, ora situata oltre il ponte del Travignolo, nel Borgo Nuovo, (prima era l'attuale corso A.Degasperi).
La prima guerra mondiale fece 92 caduti fra i residenti partiti per i vari fronti e lasciò 80 predazzani orfani.

Una sgradita novità fu la sostituzione della corona austriaca con la lira italiana, sulla base del 60%, cioè una corona valeva 60 centesimi di lira.
Nell'anno scolastico 1919-20 le scuole elementari avevano 502 alunni divisi in cinque classi maschili e 5 femminili con 5 maestri e 5 maestre, queste ultime erano suore dell'ordine delle Dame Inglesi.

Il 12 febbraio 1920 iniziò la sua attività la Cassa Rurale di Predazzo con l'appoggio di 125 soci. La sede era nel caseggiato ora della Famiglia Cooperativa, ma in paese esistevano già altre due banche.
In paese erano in funzione 31 segherie veneziane, 16 sul lato destro orografico del torrente Travignolo e 15 lungo il corso comunale del torrente Avisio. Dal 1917 venne attivata anche una piccola ferrovia a scartamento di 60 cm con trazione a vapore per il trasporto del legname dalla zona di Boscampo alla stazione ferroviaria "al Canton" (Incrocio via Portela- via Morandini). Il legname non mancava perchè i soldati tedeschi per evitare l'infiltrazione di pattuglie italiane nella foresta di Paneveggio, avevano tagliato ampie zone boschive. All'imbocco dell'odierna passeggiata "ai Rododendri" era stato costruito uno stretto ponte "della Bregola" che collegava le due rive del Travignolo, sul quale transitavano i carri ferroviari carichi di tronchi diretti alla stazione del Canton. In quella zona, attuale parco del bambini, erano state costruite dagli austriaci due segherie multilama a vapore, lì i tronchi venivano segati, poi portati in stazione caricati sui treni merci.
Nel 1919 sorsero altre segherie nelle adiacenze della stazione e per i commercianti di legname, (Sommariva e Manganelli, Cominelli e Feltrinelli), fu il boom economico. Poi nel 1922 ebbe inizio una crisi nel settore del legname e tante segherie dovettero chiudere.

Nel 1923 si costruì la centrale elettrica di Mezzavalle con sistema trifase, che forniva energia elettrica per il fabbisogno di Predazzo e del resto della vai di Fiemme, comprese le grandi segherie multilama della Magnifica Comunità di Fiemme a Ziano, Masi e Stramentizzo. L'edificio era situato sul lato sinistro della strada statale in direzione Moena, prima dell'abitato di Mezzavalle.

Nel marzo del 1925 una gigantesca frana si staccò da Malgola nella zona di "Fies" e grossi macigni precipitarono a valle investirono i prati del maso Miola (anticamente chiamato di Fies).

Nel novembre del 1926 a Paneveggio fu tragedia; un operaio forestale, giocando con un reperto bellico trovato inesploso causò un esplosione in cui perderono la vita 12 giovani, fra cui 8 predazzani.

Il 13 novembre del 1927 viene inaugurata la Casa del Ricovero, (la prima pietra fu posata nel 1925). La costruzione, moderna e lussuosa per quei tempi, con una capienza di 60 letti e impianto centralizzato di riscaldamento con termosifoni in ghisa, venne a costare quasi 800.000 lire. I primi ospiti furono 17 anziani già degenti dell'ospedale Giovanelli di Tesero.

Nel 1925 va in pensione il medico condotto dottor Giuseppe Scomazzoni di Ala, (1849-1932), ha prestato il suo servizio a Predazzo per 45 anni succedendo al dott. Virginio Betta di Cles (1823-1880). Inizia la sua attività di medico condotto l'amato e stimato dottor Gino Minghetti nato a Bracciano il 20 ottobre 1894 che fino al 1959 seguirà con costanza e generosità la popolazione predazzana, girando con la sua bicicletta o con la Topolino. Morirà pensionato nel 1962. I predazzano in ricordo nominarono a lui una via del paese, l'attuale via Minghetti nella zona di "Molin".

Testo curato da: maestro Francesco Gabrielli (dell'Everardo) - (2004)


Predazzo - La chiesa di San Giacomo



La vecchia chiesa di Predazzo consacrata a San Giacomo, sostituita dalla nuova ed attuale chiesa di S.Filippo e Giacomo, nel 1876 venne trasformata in Palazzo Municipale con lo scopo di inserirvi anche la scuola artistico-industriale, i cui allievi costruirono gli stipiti, i cornicioni e i capitelli delle finestre, tutt'ora visibili nell'attuale Palazzo Municipale.

Per ordine del governo austriaco nel 1880 si dovette trasformare il Palazzo Municipale, (a quei tempi uno dei più belli del Trentino), in caserma. Nel 1881 venne abbattuto quindi anche il campanile.

Nel 1919, dopo la caduta dell'impero austro-ungarico, la caserma venne trasformata in palazzo scolastico maschile, mentre le scolare frequentavano la scuola femminile dislocata nella casa del Convento delle Suore della Beata Vergine, (chiamate Dame Inglesi). Tale edificio che ha ospitato poi le scuole medie fino al 1971 era ubicato dove ora (dopo anni di lavori) è sorto il nuovo museo geologico delle Dolomiti e comprendeva quattro piani: al pian terreno aveva sede il Municipio ed all'ultimo piano il Convento delle Suore.

Per molti anni sul retro dell'edificio, dove ora è stata allestita la "sala Rosa" che ospita piccole mostre, corsi e riunioni, vi era la sede dei Vigili Volontari del Fuoco che comprendeva anche parte del primo piano: al piano terra rimessa e magazzino, al piano superiore attraverso una stretta scala a chiocciola (a fianco c'era anche la tipica "pertica dei pompieri" per la discesa rapida), si accedeva ad una sala riunioni, ed in fondo ad essa, alla camera per i turni notturni.

"Testo storico di Francesco maestro Gabrielli dell'Everardo" - La foto, dell'archivio della famiglia Polo è del 1872


Predazzo - La chiesa di San Filippo e Giacomo



Il 25 luglio 1866, festa del patrono del paese, fu benedetta la prima pietra per la costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale, edificata di fronte alla vecchia chiesa di San Giacomo, e il 20 luglio 1869 veniva eretta la croce sul nuovo campanile, (alta m. 3,50), mentre il campanile senza la croce sommitale raggiunge i 52 metri.

Uno dei pregi della costruzione è la presenza nel complesso di 10 colonne monolitiche di granito, (monzonite), ricavate da un enorme blocco compatto proveniente dal letto dell'Avisio a valle dell'attuale centrale idroelettrica. Ognuna delle colonne è alta m. 4,77 e misura m. 3,437 completa di base e capitello. Il peso di ciascuna di esse è di circa 103 quintali.

La prima Santa Messa si celebrò il 9 gennaio 1870, ma per tutto l'anno venne celebrata solo la Messa della domenica, la costruzione era ancora incompleta e spoglia. Solo a Natale del 1870 prese a sostituire totalmente la vecchia chiesa. La chiesa di S.Filippo e Giacomo fu benedetta il 12 novembre 1871 dal Decano di Cavalese e consacrata il 21 agosto 1875 dal Vescovo di Trento.

La chiesa non fu costruita in una piazza libera, ma esisteva un gruppo di case dette "a Marin" che impedivano l'accesso alla chiesa stessa. Si trattava di casupole malandate e qualche fienile, abitate da sette famiglie, esse vennero un po' alla volta demolite risarcendo i proprietari, i quali a malincuore si trasferirono in altre zone del paese. L'ultimo di questi si trasferì nel 1876, quando la chiesa era già regolarmente frequentata.
La chiesa di S.Filippo e Giacomo è stata restaurata sia all'interno che all'esterno dal 2000 al 2004.

La foto, scattata durante la costruzione della nostra chiesa parrocchiale di S.Filippo e Giacomo, in cui non compare ancora il campanile, dovrebbe essere stata scattata fra il 1867 ed il 1868. Il testo storico che la accompagna è del maestro Francesco Gabrielli "dell'Everardo".


Predazzo - La chiesa di San Nicolò



Al centro di questa panoramica troviamo la chiesa di San Nicolò il cui campanile risale al 1600 con muri dello spessore di 90 centimetri, ristrutturata e restaurata negli anni '90. Nel 1797 attorno alla chiesa, si trasportò il cimitero che prima sorgeva dietro alla chiesa di San Giacomo, (il piazzaletto dietro all'attuale Municipio).

La prima chiesetta di S.Nicolò venne eretta nel 1552 quando il Vescovo Cristoforo Madruzzo concesse agli uomini della Villa di Predazzo una porzione di terreno comune perchè fosse ridotta a coltura, riservando sul medesimo il diritto di decima alla chiesa di San Nicolò.

"Testo storico di Francesco maestro Gabrielli (dell'Everardo)"




Funzionamento interattivo del nostro album, per la visione delle fotografie:

  • L'album è costituito da tre sezioni: Panorami - Scorci - Vita di paese, è possibile aprire l'album nella sua pagina principale cliccando la sua copertina e poi scegliere una delle tre sezioni, oppure scegliere subito una sezione cliccando su una di esse. Tutte le fotografie sono presentate sequenzialmente in miniatura. In fondo alle miniature viene riproposta la scelta per passare ad una delle altre sezioni dell'album.

pulsanti dell'album fotografico:   

  • Per ingrandire una miniatura a scelta cliccare su di essa, è quindi possibile chiuderla e sceglierne un'altra, cliccando all'esterno della foto o sulla freccia -˄- nei pulsanti.
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